PESARO – Piccola pesca, è crisi. Il pesce azzurro costa sempre di più e la categoria boccheggia. Le unità di pesca sono passate da 10 a 6, le grandi barche da 35 a 6.
Un tema che le liste civiche “Biancani Sindaco” (Evelina Anniballi, Presidente IX Commissione (Attività economiche, Pesca, Decoro urbano, Reti informatiche, Città digitale); Riccardo Bernardi; Stefano Cioppi; Romina Dominici; Letizia Rocchi, “Forza Pesaro!” (Agostino Vastante) e “Una Città in Comune” (Enzo Belloni; Francesca Tommasoli) portano all’attenzione.
«Si continua a tenere sotto osservazione la sovraproduzione di alghe, che porta l’acqua del mare sotto costa a prendere un preoccupante colore verde. Esiste invece una certezza, anche se rimasta fino ad ora sconosciuta ai più. E’ la crisi profonda della piccola pesca artigianale, che nel tratto di mare tra Gabicce e Fano rischia addirittura di scomparire. Una situazione drammatica che coinvolge le famiglie impegnate in questo settore e le decine di posti di lavoro collegati, diretti e indiretti: è sufficiente incontrare i pescatori di Pesaro per capire immediatamente la loro enorme preoccupazione per il futuro e lo sconforto per lo stato di totale abbandono in cui si sentono lasciati. I pescatori denunciano da tempo una situazione sempre più insostenibile: un mare sempre più “povero” per l’incombere del cambiamento climatico e lo sfruttamento selvaggio prodotto dalla pesca a strascico intensiva, con spazi di lavoro che si riducono per chi pratica la piccola pesca, causa la presenza sempre più diffusa di vivai per l’itticoltura ed il passaggio delle vongolare».
«La preoccupazione maggiore viene dalle grandi imbarcazioni industriali (spesso provenienti da porti diversi dai nostri), che allargano sempre di più la zona di operazioni appena oltre le 3 miglia marine, prelevando enormi quantità di pesce in modo non selettivo e danneggiando i fondali. Un modello di sfruttamento che contrasta totalmente l’attività dei pescatori artigianali, che utilizzano metodi a basso impatto ambientale ma sempre più spesso si trovano a rientrare in porto con le reti quasi vuote. Una situazione critica, che sta spingendo molti di loro a decidere di abbandonare a breve la propria attività e quella programmata per le giovani generazioni. Una situazione che richiede un’azione immediata da parte della Regione Marche».
Per le liste civiche «i pescatori e le loro famiglie non sono abituati a gesti eclatanti. Ma chiedono, con grande dignità, di non trovarsi in contrapposizione a chi pratica la pesca a strascico. La prima richiesta è quella di elevare fino a 6 miglia marine il limite minimo per la pesca a strascico, per favorire il ripopolamento ittico e salvaguardare l’ecosistema costiero. Ma ancora più urgente, a fronte di una crisi diffusa ed evidentissima, è la necessità di un sostegno economico regionale per questi lavoratori, che per tutto il 2024 hanno continuato ad investire risorse economiche nella loro attività senza riuscire a conseguire guadagni dignitosi, trovandosi invece a fronteggiare sempre più spesso bilanci in negativo. Incassi ridottissimi di fronte ad un fenomeno come la mucillagine dello scorso anno, che ha impedito il lavoro e danneggiato le attrezzature di chi comunque ha provato a tenere duro. Lavoratori che non hanno potuto usufruire di ristori, che non sono mai stati previsti per la categoria, né sono in grado di partecipare a bandi regionali che, a causa dei complessi oneri burocratici, sembrano riservati alle attività delle grandi e potenti organizzazioni.
«I Consiglieri delle Liste Civiche pesaresi denunciano pubblicamente l’esistenza di questa grave crisi economica per la piccola pesca artigianale, e chiedono azioni immediate da parte dell’Amministrazione Regionale per trovare soluzioni adeguate ad una grave sofferenza sociale ed economica. Una richiesta dei pescatori della costa marchigiana da Gabicce a Fano, che noi crediamo vadano immediatamente ascoltati e sostenuti».