«La Cina può essere un’alternativa agli Usa per le esportazioni di prodotti italiani e marchigiani, ma va costruita, perché si tratta di un grande esportatore di manufatti e, nel tempo, la qualità media dei prodotti esportati è cresciuta». A dirlo è l’economista dell’Università Politecnica delle Marche, Alessia Lo Turco.
Con la guerra commerciale innescata dai dazi Usa gli imprenditori cercano nuovi mercati di sbocco. «Negli ultimi anni l’export delle Marche verso la Cina – prosegue – ha subito un grosso arresto dovuto soprattutto al crollo delle esportazioni di prodotti farmaceutici».
Nel periodo gennaio-settembre 2024 le esportazioni manifatturiere delle Marche hanno registrato un crollo verso la Cina (-93,6%), perdendo quel breve primato che avevano conquistato e perso per via dei medicinali e preparati farmaceutici (report Camera di Commercio delle Marche). Il 57% delle esportazioni manifatturiere marchigiane del periodo, sono dirette in Francia (1.127,9 milioni di euro; +1,7%) e Germania (1.091,5 milioni di euro; -2,2%). Seguite dagli Stati Uniti (935,7 milioni di euro; +2,2%) e dal Belgio (689,0 milioni di euro; -45,1%), che ha registrato un dimezzamento come in Cina, per il calo delle esportazioni di medicinali e preparati farmaceutici.
Verso altri Paesi europei le Marche esportano meno: Spagna (520 milioni di euro; + 0,4%), Regno Unito (474,6 milioni di euro; +13,5%), Polonia (416,2 milioni di euro; +0,5%) e Paesi Bassi (242,5 milioni di euro; -8,2%).
A calare oltre alla Cina è anche l’export verso la Turchia (218,9 milioni di euro; -14,3%). «Bisogna lavorare per rendere l’export verso la Cina una realtà – spiega Lo Turco -. Questo Paese rappresenta un’opportunità anche per le Marche e per tutto il Made in Italy».
Secondo l’esperta «potenzialmente tutti i settori dei distretti marchigiani possono essere di interesse della Cina soprattutto quelli che riguardano abbigliamento, moda, beni finali che sono legati all’Italian Style».
Tra le modalità consigliate dall’economista alle imprese per imporsi sul mercato cinese quelle di «adottare delle strategie di penetrazione del mercato che siano efficaci e quindi di marketing, anche internazionale, che siano ritagliate su questo mercato, che è diverso da quello europeo e americano. Bisogna cercare di adeguarsi e comunicare il proprio prodotto».
«La Cina – conclude – è sia un’opportunità, perché è un grande mercato, sia una sfida, perché i prodotti cinesi non sono più prodotti a bassa qualità e anche la Cina ha cominciato a sviluppare un gusto per la moda e per i classici prodotti che siamo abituati ad esportare. La competizione non sarà irrilevante».