Alluvione 2022, la mappa dei lavori nell'area Misa-Nevola
Ancona-Osimo

Alluvione Marche, la mappa dei lavori nell’area Misa-Nevola: vasche d’espansione, argini e ponti

Presentato lo studio durato due anni per definire un piano di interventi e ridare sicurezza ai territori. Acquaroli: «Impegno senza precedenti»

Presentato ad Ancona lo studio per la sicurezza idraulica dell'area Misa-Nevola a tre anni dall'alluvione del 15 settembre 2022
Presentato ad Ancona lo studio per la sicurezza idraulica dell'area Misa-Nevola a tre anni dall'alluvione del 15 settembre 2022

Sette vasche di espansione nei punti in cui servono maggiormente e argini idonei sui fiumi Misa e Nevola, con lo scopo di ridurre al minimo il rischio idraulico in un territorio devastato da due alluvioni in otto anni, pur sapendo che il rischio zero non esiste. E’ questo l’esito di un approfondito studio durato circa due anni, finalizzato alla definizione di un programma organico di interventi strutturali per garantire più sicurezza nelle aree colpite da inondazioni e allagamenti. Lo studio è frutto del contributo congiunto di Fondazione Cima (Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale), Univpm (Università Politecnica delle Marche) e Unicam (Università di Camerino), con il coordinamento dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (Aubac). 

Lo studio

È stato presentato ieri, 19 giugno a palazzo Li Madou ad Ancona, durante un convegno tecnico-scientifico “Dall’alluvione alla sicurezza idraulica”, incentrato sugli studi idraulici relativi alla vallata Misa-Nevola realizzati a seguito dell’alluvione del 15 settembre 2022. Il primo dato emerso con chiarezza è che non è possibile ripristinare la sicurezza idraulica semplicemente ricostruendo quanto distrutto: serve un piano strutturale di prevenzione e riduzione del rischio idraulico, fondato su opere tra loro interdipendenti come l’allargamento degli alvei fluviali, il rafforzamento delle arginature, la costruzione di vasche di espansione e la sostituzione di ponti inadeguati. Ma serve anche tenere conto delle sfide legate al clima e a fenomeni sempre più intensi e improvvisi.

Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC)
Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC)

Secondo Marco Casini, segretario generale AUBAC, l’ente che ha coordinato il progetto di studi, il lavoro condotto sul bacino del Misa è «l’esempio più virtuoso in Italia e il primo gestito a questo livello». E’ «uno strumento che non solo ci ha consentito di aggiornare l’assetto idraulico del territorio, ma anche di individuare gli interventi di mitigazione per la sua messa in sicurezza. Man mano che gli interventi saranno realizzati, si procederà con il contestuale aggiornamento delle mappe di pericolosità, liberando dagli attuali vincoli i territori interessati. Parallelamente, con la prossima adozione del PAI distrettuale in sostituzione dell’attuale PAI Marche, prevista per gli inizi del prossimo anno, saranno aggiornate anche le norme che disciplinano gli interventi edilizi di ristrutturazione e nuova costruzione.  È una trasformazione concreta che pone finalmente la sicurezza idraulica del territorio su basi scientifiche solide e condivise».

La fondazione Cima ha curato la realizzazione di modelli idraulici avanzati dei fiumi Misa e Nevola, simulando diversi scenari a partire dalla situazione post-evento fino alla configurazione futura basata sulle opere già realizzate e su quelle progettate. Come ha spiegato il presidente Luca Ferraris, «oggi abbiamo una visione chiara e fondata su cosa è successo durante l’alluvione del 2022 e soprattutto cosa serve per proteggere le comunità del Misa».

Dal canto suo, Univpm ha sviluppato e ottimizzato i modelli delle vasche di laminazione previste nei siti di Pancaldo (Ostra Vetere), Ponte Lucerta (Trecastelli), Zipa/Confluenza (Ostra), Megà, ampliamento Bettolelle, Marazzana e Borgo Catena (Senigallia), studiando il loro funzionamento sequenziale per garantire l’efficacia del sistema nel suo complesso. «Attraverso avanzati modelli idraulici elaborati con il contributo dell’Università di Padova, sono state studiate sette casse di espansione lungo i fiumi Misa e Nevola, oltre ad idonee arginature sui corsi d’acqua Misa e Nevola. Rispetto all’ ’Assetto di Progetto’ del 2016, lo studio propone un numero minore di casse ma di volume maggiore, per ridurre costi e semplificare gestione e manutenzione» ha spiegato Maurizio Brocchini, docente Univpm. «Le strutture sono state pensate per funzionare con il minimo utilizzo di componenti meccaniche, sfruttando al massimo la morfologia naturale del territorio e posizionandole dove il fiume storicamente esonda. Le soluzioni individuate permettono una significativa riduzione del rischio alluvionale»

L'intervento di Luca Ferraris, presidente Fondazione CIMA, durante il convegno sulla sicurezza idraulica dell'area Misa-Nevola dopo l'alluvione 2022
L’intervento di Luca Ferraris, presidente Fondazione CIMA, durante il convegno sulla sicurezza idraulica dell’area Misa-Nevola dopo l’alluvione 2022

L’università di Camerino ha analizzato e proposto gli interventi necessari nelle aree interne e nei territori collinari, spesso trascurati ma cruciali per una gestione integrata del rischio idrogeologico. «L’obiettivo è stato quello di studiare le condizioni di pericolosità idrogeologica e idraulica, redigere una mappa dei danni e individuare le azioni più efficaci per la mitigazione del rischio» ha affermato Piero Farabollini, docente Unicam. «L’evento meteorico ha colpito in modo particolarmente intenso le aree montane, con precipitazioni eccezionali in territori come Cagli e Cantiano. È quindi indispensabile progettare interventi strutturali e infrastrutturali capaci di rispondere alle nuove sfide imposte dai cambiamenti climatici», tenendo «conto dell’evoluzione del clima e delle sue conseguenze sui fenomeni meteorologici estremi. Questo implica un cambio di approccio: non si può più ragionare solo in termini di emergenza. La vera risposta sta nella prevenzione».

Soddisfatto il presidente della Regione Marche nonché commissario per l’alluvione 2022 Francesco Acquaroli: ha parlato di «incontro particolarmente significativo», di «opere di messa in sicurezza e mitigazione del rischio attese da decenni» e soprattutto di «impegno senza precedenti», con una «visione organica e integrata del territorio». Il vicecommissario Stefano Babini ha fornito alcuni numeri e la tempistica: «Le opere ancora da realizzare sono finanziate e le prime 19, per un valore di oltre 83 milioni di euro, sono state affidate con una procedura di accordo quadro, per cui sono prossime ad essere avviate. Le rimanenti, tra cui le vasche di laminazione, sono in fase di progettazione finalizzata ad un secondo accordo quadro per l’aggiudicazione alle imprese, che potrà essere avviato alla fine di luglio».

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